Quando si capisce che ci sono tantissime persone capaci nonostante siano disabili, ma che non gli viene data la possibilità di dimostrarlo sul posto di lavoro, è un vero shock.
Negli Stati Uniti solo il 19% delle persone disabili trova lavoro, mentre tra quelle che non sono disabili il 65%, ha detto il Bureau of Labor Statistics.
Quando Michael Coyne ha partecipato ad un corso nel campo dell’ospitalità, aveva il sogno di lavorare in un ristorante. Ma purtroppo ha detto che gli sono state chiuse tutte le porte in faccia.
Michael è di Rhode Island ed ha alcune disabilità, tra cui il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), autismo e bipolarità. Ma vedendolo all’opera mentre lavora non si direbbe.
Durante il suo periodo da atleta delle olimpiadi per disabili, ha partecipato ad un corso sull’ospitalità perché sperava che in seguito avrebbe trovato lavoro nel campo. Ma purtroppo nessuno gli ha dato la possibilità. Invece di piangersi addosso, Michael ha deciso di aprire la sua caffetteria assieme ad un socio: sua madre.
Assume altri disabili
A 23 anni Michael gestisce la caffetteria Red, White & Brew dopo aver seguito lezioni di business grazie al Rhode Island Development Disability Center.
Sua madre Shelia Coyne ha detto che nella loro attività assumono anche altre persone disabili.
“Noi genitori guardiamo i nostri figli e vediamo quanto valgono, vediamo quello che hanno e quello di cui sono capaci, ma il sistema li etichetta sempre e mette delle barriere,” ha detto a Fox News.
Ha detto che la caffetteria fa parte della comunità perciò da entrambi i lati c’è qualcosa da imparare.
Educare la comunità
“Noi facciamo vedere alle persone ‘Sì, lui è disabile, ma guarda quello che sta facendo’ e Michael impara a socializzare,” ha detto Shelia.
La storia di Michael ha ispirato persone di tutto il paese. Una famiglia della California gli ha perfino scritto un biglietto per congratularsi per il suo successo e dirgli quanto è coraggioso.
Lo pensiamo anche noi! Questo ragazzo è una vera fonte d’ispirazione, non solo perché ha raggiunto il successo per se stesso, ma anche perché riesce ad ispirare gli altri ad educare la comunità nei confronti dei disabili.