Quando è arrivato il taxi non è sceso nessuno, poi ha suonato il campanello ed è successo qualcosa che non dimenticherà mai

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Sono stato chiamato a un indirizzo. Quando sono arrivato lì ho suonato il clacson come faccio sempre, ma non è uscito nessuno. Allora ho suonato di nuovo e ancora niente. Mi sono un po’ spazientito – era la mia ultima chiamata per quel giorno ed ero quasi pronto a lasciar perdere e andare via. Per qualche motivo però ho deciso di restare e quando ho suonato il campanello, ho sentito una voce anziana e fragile dire: “Solo un attimo, per favore.”

C’è voluto un po’ prima che la porta si aprisse, e quando l’ha fatto ho visto una donna piccola e anziana in piedi. Avrà avuto almeno 90 anni e teneva in mano una piccola valigia.
Con la porta aperta ho guardato dentro e sono rimasto scioccato, sembrava che in quella casa non ci avesse vissuto nessuno per tanti anni. C’erano dei teli che coprivano tutti i mobili e le pareti erano completamente nude: nessun orologio, nessun quadro, niente. L’unica cosa che ho visto è stata una scatola piena di fotografie e ricordi infilata in un angolo.

Infine la donna ha parlato di nuovo: “Per favore giovanotto, puoi portarmi la valigia in macchina?”

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Ho preso la valigia e l’ho messa nel bagagliaio, poi sono tornato alla porta, ho preso la signora sotto braccio e l’ho accompagnata alla macchina. Mi ha ringraziato per l’aiuto. Le ho detto che non era assolutamente un problema, dicendo: “Tratto tutti i miei ospiti nello stesso modo in cui tratterei mia madre.”

La donna ha sorriso e ha detto: “Oh, sei così carino.”

Una volta nel taxi mi ha dato l’indirizzo a cui voleva andare e mi ha chiesto di passare attraverso il centro della città.

“Quella non è la via più breve,” le ho detto. “Anzi, è una deviazione enorme.”

“A me va bene,” ha detto lei. “Non ho alcuna fretta, sto solo andando all’ospizio.”

Mi ha colto di sorpresa con quella frase, e tra me e me pensavo: “In ospizio la gente ci va per morire.”

“Non ho famiglia,” ha detto gentilmente la donna, “e il dottore dice che non mi rimane molto tempo.”

A quel punto ho spento il tassometro e le ho chiesto: “Dove vuole che vada?”

Abbiamo trascorso le due ore seguenti a girare per la città passando da un posto all’altro. Mi ha fatto vedere l’hotel in cui aveva lavorato come receptionist, la casa in cui viveva con il suo defunto marito quando erano una giovane coppia e lo studio di danza in cui andava da bambina.

Lungo alcune strade mi ha chiesto di guidare molto lentamente, così poteva fissare fuori dal finestrino come fosse una bambina senza dire una parola. Ho guidato fino a notte finché ad un certo punto mi ha detto: “Sono stanca. Adesso puoi andare verso la mia destinazione.”

Nessuno dei due ha più parlato mentre mi dirigevo verso quell’indirizzo.

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L’ospizio era più piccolo di quanto pensassi. Quando siamo arrivati sul vialetto sono uscite due infermiere ad accoglierci. Hanno aiutato la donna con una sedia a rotelle mentre io portavo la sua valigia.

“Quanto ti devo per il viaggio?” ha chiesto aprendo la borsetta.

“Niente,” le ho detto.

“Ma devi guadagnare i tuoi soldi per vivere,” ha detto lei.

Ho sorriso e le ho detto: “Ci sono altri passeggeri.”

Senza smettere di pensare le ho dato un grande abbraccio e lei mi ha tenuto stretto.

“Hai reso una donna molto felice duranti gli ultimi passi della sua vita. Grazie,” ha detto e le si sono riempiti gli occhi di lacrime.

Le ho stretto la mano e me ne sono andato.

Nonostante il mio turno fosse già ricominciato mi sono ritrovato a guidare senza meta per la città. Non volevo vedere né parlare con nessuno. Cosa sarebbe successo se non avessi preso quel viaggio? O se non avessi aspettato e me ne fossi andato dopo la prima strombazzata di clacson?

Quando ci ripenso, credo che sia davvero una delle cose più importanti che abbia fatto nella mia vita. Nelle nostre vite ci focalizziamo sempre sui momenti più impressionanti e più grandi, ma credo che in verità siano i momenti più quieti e i piccoli gesti a contare davvero. Dovremmo prendere del tempo per goderceli. Dovremmo essere pazienti e aspettare un po’ prima di metterci a suonare il clacson. Forse a quel punto potremmo vedere ciò che conta davvero.

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Questa storia mi ha davvero aperto gli occhi. Abbiamo bisogno di capire ciò che è veramente importante nella vita e goderci tutti i piccoli momenti. Perché non si sa mai quando potrebbe essere troppo tardi.

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