Uomo lascia la moglie a crescere 6 bambini da sola – 3 mesi dopo lei scopre una sorpresa incredibile

La vita non è sempre tutta rose e fiori. Infatti molto spesso può essere dura e ingiusta.

Forse ancora non vi è capitato di vivere momenti difficili, ma state pur certi che prima o poi arrivano per tutti. Nessuno vive una vita intera senza affrontare neanche una crisi.

Nei momenti difficili, l’amore e il supporto hanno importanza vitale. Sono le uniche cose che possono rinforzarci e confortarci nei momenti bui.

Non importa che arrivino da famiglia, amici, animali domestici o sconosciuti: i piccoli atti di gentilezza fanno sempre una grande differenza.

Fortunatamente, essere lasciate sole dal proprio marito a crescere 6 bambini non è così comune. Però è probabile che molti di noi siano stati delusi da qualcuno che amavano.

Forse è proprio per questo che questa storia di finzione ha toccato qualcosa nel mio cuore: perché mi ci ritrovo completamente.

La cosa più importante di tutte è il messaggio, la morale di questa storia è qualcosa da cui possiamo imparare tutti. Aiutateci a diffonderla condividendola.

Una mamma da sola

Settembre 1980. Una mattina mi sveglio con sei bambini affamati a in tasca soltanto 1 dollaro. Mio marito, il padre dei miei figli, mi ha lasciata senza lasciare traccia.

Forse non era poi così male, dopotutto non era mai stato un buon padre. Quando c’era lui avevano tutti paura. Quando i bambini lo sentivano tornare in macchina solitamente si nascondevano sotto i letti. Comunque portava i soldi a casa tutte le settimane quindi riuscivamo a comprare da mangiare.

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Ora che se n’è andato sicuramente rabbia e aggressività scompariranno. Purtroppo però assieme a loro scomparirà anche il cibo.

Forse al tempo esisteva nel paese un sistema di sussidi pubblici, ma anche se fosse stato così io non lo sapevo. Non avrei potuto chiedere dei soldi.

Perciò ho messo il vestito buono ai bambini e ho indossato il mio vestito migliore anche io. Li ho messi nella nostra vecchia Chevrolet del 1951 e sono uscita alla ricerca di un lavoro.

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Sono andata in tutte le fabbriche, negozi e ristoranti della nostra città. Non ho avuto successo.

Per quanto possibile, i bambini mi hanno aspettata in macchina e sono rimasti in silenzio mentre io cercavo di convincere i direttori che avrei imparato a fare qualsiasi cosa, che volevo imparare a fare qualsiasi cosa. Dovevano darmi soltanto una possibilità.

Purtroppo però, nessuno aveva posti vacanti.

L’ultimo posto in cui ho provato si trovava un po’ fuori città. Era un vecchio ristorante trasformato in bar. Si chiamava “Big Wheel”.

La proprietaria era una donna su d’età conosciuta da tutti come “la nonna”. Quando siamo arrivati ha sbirciato con sospetto fuori dalla finestra.

Aveva bisogno di qualcuno che le coprisse i turni di notte, dalle undici di sera alle sette di mattina.

Pagava poco ed era disposta a farmi iniziare subito.

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Sono corsa subito a casa e ho chiamato l’adolescente che viveva nella nostra via. Aveva già fatto la babysitter ai miei figli e ci siamo messe d’accordo perché lei rimanesse con loro, si assicurasse che dormissero e li tenesse d’occhio.

Era tutto a posto e quindi mi sembrava non ci fosse più alcun problema. Quella sera ho ringraziato il signore per avermi dato modo di provvedere alla mia famiglia.

Poi ho iniziato il turno al Big Wheel. Il mattino dopo quando sono tornata a casa ho svegliato la babysitter e le ho dato i suoi soldi. Circa la metà di ciò che avevo guadagnato.

Con il passare delle settimane in casa aumentavano i costi del riscaldamento. Vivevamo al limite dei nostri mezzi e inoltre le gomme della mia auto erano terribilmente vecchie. Le avevo dovute gonfiare mentre andavo al lavoro e poi di nuovo mentre tornavo a casa.

Un regalo strano

Una mattina d’autunno, sono andata in macchina per tornare a casa dal lavoro. Sul sedile c’erano quattro gomme nuove. Nuovissime! Senza messaggi né biglietti. In macchina non c’era nient’altro oltre quelle quattro bellissime ruote nuove.

A quel punto mi sono chiesta: “Ci sono davvero degli angeli nella nostra città?”

Ho preso un appuntamento dal benzinaio. Abbiamo fatto uno scambio: lui mi montava le ruote nuove e io pulivo tutto l’ufficio del direttore. Mi ci è voluto molto più tempo per grattare il pavimento che quello che ha impiegato lui per montarle tutte e quattro.

In quel periodo lavoravo sei notti a settimana invece di cinque, ma avevamo ancora problemi di soldi. Si avvicinava il Natale e sapevo che non c’erano soldi per fare regali ai bambini. Ho trovato un barattolo di vernice rossa e ho iniziato a dipingere dei vecchi giocattoli che pensavo di riutilizzare come regali nuovi. Poi li ho nascosti in cantina così che Babbo Natale li avrebbe potuti consegnare la notte di Natale.

Hanno iniziato a diventare un problema anche i vestiti per i miei figli. Riparavo tutti i pantaloni, ma era solo questione di tempo prima che si rompessero in modo irreparabile.

La notte della vigilia ho lavorato e al Big Wheel c’erano tutti i clienti abituali che bevevano i loro caffè. C’erano quelli che guidavano per lunghi tragitti – Leif, Frank e Jim – e anche Joe, il vigile del traffico.

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Alcuni musicisti sono venuti a suonare lì vicino e poi hanno giocato con il nostro flipper.

La mattina di Natale alle 7, quando per me era ora di andare a casa, ho notato che nella mio auto c’erano dei pacchi.

Sono salita in macchina e ho aperto il primo, era pieno di jeans di varie taglie da bambino. Poi ho aperto il secondo che era pieno di magliette e maglioni.

Poi ho guardato nelle altre scatole: caramelle, frutta, frutta secca. Verdure in scatola, patate, un prosciutto. Torte e farina. In un’altra scatola c’erano oggetti per il bagno e prodotti di bellezza.

Nell’ultima scatola cinque bellissime automobiline e una bellissima bambola.

Mentre tornavo a casa ho pianto lacrime di gratitudine. Non dimenticherò mai i visi dei miei bambini quella mattina quando hanno ricevuto i loro regali.

In effetti nel dicembre 1980 c’erano davvero degli angeli che vivevano nella nostra città.

E trascorrevano il loro tempo al Big Wheel.

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