Una donna di 92 anni sopravvissuta all’olocausto è stata aggredita da un estraneo mentre utilizzava un servizio di trasporto pubblico.
Secondo quanto riportato, Hanka Fogelman ha dichiarato che il tassista sapeva che l’altro passeggero era imprevedibile e pericoloso perché prima che salisse nell’auto le aveva consigliato di non parlarci.
L’11 novembre 2018, Hanka si trovava in un taxi gestito da STM (Société de Transport de Montréal) diretta a casa di sua figlia. Il servizio fornisce corse a persone con disabilità fisiche e mentali che impediscono loro di usare i mezzi di trasporto regolari. Durante il tragitto però, Hanka è stata aggredita…
La donna ha raccontato di essere stata avvertita dal tassista riguardo la violenza dell’altro passeggero.
“L’autista sapeva che l’uomo è aggressivo, perché mi ha detto di non parlarci. Ha detto che è aggressivo e un po’ pericoloso,” ha detto Hanka a Go Public secondo CBC.
Ha raccontato che pochi minuti dopo essere salita sulla vettura le cose si sono fatte brutte.
“Ha iniziato a colpirmi e picchiarmi,” ha raccontato la donna.
“Ha iniziato ad uscirmi il sangue dal naso, non sapevo cosa fare.”
Nessuna accusa
Secondo CBC, quando sono arrivati gli agenti hanno trovato un passeggero uomo seduto in silenzio sul retro del veicolo a fare un cruciverba. Sembrava non sapere cosa fosse successo.
L’ispettore André Durocher ha detto a Go Public che l’uomo soffre di una disabilità intellettuale e che non subirà accuse.
Hanka, nel frattempo, è stata portata in ospedale per le ferite riportate.
“Aveva il naso rotto e ferite sul viso… era tumefatta,” ha detto sua figlia Debbie Rona che è corsa subito da lei.
“Ero arrabbiata e scioccata. Guardo mia madre e vedo che mentalmente è a posto, però fisicamente è molto vulnerabile. Ma perché lui era sul taxi? Perché mai il tassista avrebbe fatto sedere mia madre al suo fianco a lui e chiuso la portiera?”
L’avvocato Laura Tamblyn Watts ha preso subito le difese di Hanka Fogelman, etichettando l’aggressione come “il fallimento dell’intero sistema”.
Nessuna persona, vulnerabile o meno, dovrebbe vivere nella paura di subire un’aggressione.