Dopo 40 anni, finalmente vediamo il sorriso di Emanuela Orlandi

Sono passati 40 anni da quando Emanuela Orlandi è scomparsa.

Il mistero che aleggia attorno a dove possa essere finita ha lasciato l’Italia e il mondo intero in cerca disperata di risposte.

È uno dei casi più famosi della storia della cronaca internazionale e ormai vengono fuori spesso nuove teorie e nuove ipotesi su cosa possa esserle veramente successo.

L’anno scorso un nuovo documentario targato Netflix, Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi, ha di nuovo puntato i riflettori sulla famosa vicenda.

Ad oggi ci sono ancora tantissime piste e ipotesi su cosa possa essere successo quel caldo pomeriggio d’estate del 1983.

Continua a leggere sotto per vedere una toccante foto restaurata che mostra l’aspetto di Emanuela al momento della scomparsa…

Fonte: Shutterstock

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Ma cosa successe quel pomeriggio caldissimo del 22 giugno 1983?

Un giallo che è rimasto irrisolto da ormai quarant’anni ma che, negli ultimi mesi, sta forse raggiungendo sempre più la possibilità di essere risolto.

Per capire gli aggiornamenti recenti, occorre tornare indietro di qualche decennio. Spostiamo le lancette dell’orologio al 22 giugno, 1983.

Scomparsa nel nulla

Nata a Roma il 14 gennaio 1968, Emanuela Orlandi è una residente dello Stato della città del Vaticano e nel 1983 aveva soli 15 anni. Emanuela ha quattro fratelli e il padre, Ercole Orlandi, era un commesso della Prefettura della casa pontificia, il dicastero che assiste il Papa in Vaticano e negli spostamenti in Italia.

Il pomeriggio del 22 giugno del 1983 la giovane si reca presso la scuola di musica in piazza Sant’Apollinare, a Roma, dove studia flauto e canto corale.

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Come raccontato dalla famiglia Orlandi, poco dopo le 18 Emanuela chiama a casa per avvisare che è in ritardo, poiché l’autobus non arriva.

A rispondere è sua sorella, alla quale Emanuela acconta di essere stata avvicinata da un uomo che le ha offerto un lavoro: distribuire volantini di una nota ditta di cosmetici.

Dopo la telefonata, Emanuela scompare nel nulla. La famiglia non ha più sue notizie da quell’ultima strana chiamata.

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La famiglia, preoccupata in quanto non è da Emanuela allontanarsi di casa per tante ore, denuncia la scomparsa alla polizia, che dice alla famiglia di aspettare, probabilmente la ragazza si sarò allontanata volontariamente.

Ma come sappiamo non fu così.

Le telefonate dell’ ”Americano”

Nei giorni successivi alla scomparsa di Emanuela, La famiglia Orlandi inizia a riceve strane telefonate. Dall’altra parte della cornetta parla un uomo dall’accento straniero, che passerà alla storia come l”’Americano”. Ad oggi non identificato.

Questa persona chiamerà diverse volte chiedendo uno scambio: restituiranno Emanuela se avverrà la scarcerazione di Ali Ağca, il terrorista turco dei “Lupi grigi” che nel 1981 sparò a Papa Wojtyla, in piazza San Pietro.

Lo scambio non avrà mai luogo ma le chiamate continueranno comunque ad arrivare in casa Orlandi.

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Dalle chiamate di questa persona, non si arriverà mai a una prova concreta che effettivamente avessere sequestrato Emanuela e che fosse viva.

Le tante piste senza risposta

Dovremmo aspettare fino al 2005, più di 20 anni dopo, quando alla trasmissione Chi l’ha visto? arriva una telefonata anonima dove un uomo dice:

“Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca”.

Il ”Renatino” alla quale la voce maschile si riferisce è Renatino De Pedis, l’ex boss della banda della Magliana. Nel documentario Netflix, Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi, parla Sabrina Minardi, amante di Renatino De Pedis, che racconta di come la banda l’avesse rapita e tenuta in ostaggio.

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Emanuela sarebbe poi stata escortata in diverse località per poi accompagnarla, come tappa finale, in auto ad un distributore di benzina del Vaticano.

Lì, secondo le testimonianze della Minardi, sarebbe stata prelevata da un prete.

Una pista fatta di intrighi e indagini circa le relazioni della Magliana con il Vaticano che però non ha nemmeno portato a nulla di concretamente risolutivo.

Un’altra pista senza risoluzione è stata quella riguardante Marco Accetti che nel 2013 Marco Accetti ha rivendicato di essere stato lui a rapire Emanuela e di essere l’ ”Amercano”, presentando il flauto mancante di Orlandi come prova. Le indagini successive però non hanno provato la sua connessione ai fatti.

Gli ultimi aggiornamenti e le foto di Emanuela

Dopo quarant’anni di sofferenze, lotte e momenti di false speranze, la famiglia Orlandi ha finalmente potuto parlare con il Promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi.

Lo scorso mese infatti, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è stato accolto in Vaticano, insieme al legale di famiglia Laura Sgrò, in un incontro durato per ben 8 ore.

Secondo quanto riporta La Svolta, Pietro Orlandi ha potuto affrontare temi e punti decisivi che desiderava discutere da tempo con il Vaticano, essendo lui in possesso di documenti e rivelazioni che potrebbero finalmente risolvere il mistero della scomparsa della sorella.

Il Vaticano ha dunque riaperto le indagini e sembra che ci sia una volontà da parte del piccolo stato di arrivare alla tanto agognata verità sul caso Orlandi.

Mentre attendiamo lo svolgersi di queste importanti indagini, grazie alla tecnologia e al lavoro del musicista Gregorj Cocco, siamo riusciti a vedere il volto di Emanuela al momento della sparizione.

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Fonte: Flickr/Gregorj Cocco

Le foto in bianco e nero le abbiamo tutti viste tantissime volte sui manifesti e in televisione ma dopo il restauro colpisce quanto sembra che le foto le si veda la prima volta.

E sembra anche che Emanuela, grazie al restauro e al miglioramento generale delle foto, sembri ancor più ”vicina” a noi.

Flickr/Gregorj Cocco

In questi momenti di attesa e continua sofferenza, siamo vicini alla famiglia Orlandi . Speriamo che presto la verità possa venire a galla.

Condividi questo articolo per tenere vivo l’interesse e l’attenzione nei confronti del caso Orlandi.

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