Bambino con sindrome di Down protagonista di una pubblicità per una nuova collezione di abbigliamento

Finalmente i grandi marchi stanno facendo i passi necessari a dimostrare di essere aperti a tutti.


Negli ultimi anni, abbiamo visto aziende di moda spostarsi da ciò che era il loro modello tipico – una donna bianca magrissima – verso più tipi di modelle. In questo modo riescono a rispecchiare il loro pubblico. Nonostante sia stato celebrato quanto fatto, vediamo ancora gruppi di persone che non sono abbastanza rappresentati. Per esempio quello dei disabili.


Di recente, Victoria’s Secret ha avuto come protagonista la sua prima modella con sindrome di Down. Ora anche un altro marchio sta celebrando questo traguardo con il lancio della sua collezione per bambini.


Si tratta di Banana Republic, che per la sua ultima campagna ha aperto le porte ad un bambino con sindrome di Down.

“La collezione BR Baby, lanciata di recente da Banana Republic, è stata pensata con la promessa di essere più sostenibile, più accogliente e aperta a tutti,” ha detto l’azienda in una dichiarazione, secondo FOX 5 NY.


“Vogliamo celebrare la diversità in tutte le sue forme. Facendo il casting per BR Baby abbiamo visto il momento perfetto per fare questo passo. Eravamo felicissimi di dare a questo bellissimo bambino il suo primo lavoro come modello.”


Troppo carino!


Katie Driscoll, fondatrice e presidentessa di “Changing the Face of Beauty”, ha detto che l’organizzazione, impegnata a rappresentare in ugual modo le persone con disabilità tramite i media, ha detto di essere felicissima che i marchi si stiano rivolgendo alla comunità disabile con le loro pubblicità.


“Molto spesso la nostra comunità viene tralasciata quando si considera la diversità. Il fatto è che la comunità disabile è la più grande minoranza del mondo e una famiglia su 5 ama o conosce una persona disabile. È di vitale importanza per il nostro futuro essere visti dal mondo in cui viviamo.”


Speriamo che un giorno questa diventi la norma, così che quando un marchio include una persona disabile non sia qualcosa che dobbiamo celebrare, ma qualcosa che ci aspettiamo.

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